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Londra, 6-8 novembre 2017 

di Carlo Di Ninni e Alfonso Santilli

I delegati di 27 paesi per un totale di 265 presenti hanno preso parte alla annuale riunione tecnica della Commissione Bancaria ICC che quest’ anno si è tenuta a Londra, presente anche la nostra delegazione con Carlo Di Ninni (Consulente), Alfonso Santilli (Intesa Sanpaolo), Dario Pirovano (Intesa Sanpaolo), Carlo Calosso (Unicredit), Marco Tagliaferri (Intesa Sanpaolo), Luca Corsini (Unicredit). Lo scopo della riunione “tecnica” è quello di informare e condividere con i partecipanti, con cadenza annuale, lo stato di avanzamento delle attività dei diversi gruppi di lavoro operanti nell’ambito della Commissione Bancaria ICC.

La riunione si è aperta con una relazione della economista Samantha Amerasinghe, della Standard Chartered Bank, che ha presentato uno studio aggiornato sulla recente costituzione e sviluppo di nuovi mercati tra aree non tradizionalmente connesse al preesistente tessuto industriale che quindi generano nuovi flussi commerciali con conseguenti esigenze di supporto finanziario.
Questi nuovi corridoi vedono ai loro estremi l’ Asia, l’Africa e il Sud America, mentre i settori industriali che da diversi anni mostrano maggiore dinamicità continuano ad essere quelli della automazione e delle comunicazioni “mobile”.

Olivier Paul e David Bishof, responsabili dell’indirizzo programmatico di ICC in materia bancaria, hanno posto l’accento su tre parametri che costituiscono anche gli snodi principali della attività attuale di ICC nel mondo della finanza e del commercio: la sostenibilità delle iniziative, vista come rispetto dell’ambiente e come attento perseguimento della massima economicità nell’ utilizzo delle risorse, la compatibilità totale con il mondo dell’informatica della ricca messe di Norme che ICC ha elaborato, aggiorna e ha allo studio, il pieno riconoscimento della validità legale dei documenti prodotti con sistemi informatici.
Da ciò la necessità di un impegno serio ed efficace di ICC verso gli organi legislativi nazionali e comunitari affinché le amministrazioni pubbliche forniscano strumenti che consentano alla dinamica contrattuale e commerciale di avvalersi con sicura efficacia legale degli strumenti informatici disponibili.

A questo proposito sono state citate le due importanti iniziative di carattere normativo – già in avanzato stato di elaborazione – riguardanti le operazioni di credito documentario utilizzabili con documentazione elettronica (eUCP) e le operazioni di incasso documentario aventi per oggetto documenti elettronici (eURC).
Al proposito vi è stata una formale “contestazione” di questa iniziativa che non risultava essere stata deliberata dalla Commissione a Jakarta. Si è precisato che rivisitazioni di tale importanza non possono essere affrontate, analizzate, valutate ed approvate se non prima studiate a fondo, mentre ciò che era accaduto, invio delle proposte di modifiche -si sottolineava ancora non richieste in plenaria- erano state inviate con poco preavviso ed addirittura qualche Comitato Nazionale dichiarava di non averle ricevute.
Con non poco imbarazzo generale la Direzione della Commissione prendeva atto della questione e sospendendo la discussione rimandava il tutto ad una più strutturata futura discussione.

Il tema della criminalità finanziaria e delle ormai molteplici e vaste attività di contrasto in campo è stato trattato in diversi interventi. Se ne occupano, sotto diversi punti di vista, tre gruppi di lavoro: il “Market Intelligence Group”, il “Financial Crime Risk and Policy Group” ed il “Wolfsberg Guidance Drafting Group”. Quest’ultimo, già autore di una diffusa guida che analizza e segnala le fasi delle operazioni bancarie nelle quali è necessario procedere ai controlli di compliance, opera ora con l’obiettivo di realizzare procedure informatiche di sicuro rispetto dei tempi, dei modi e della necessaria ampiezza dei controlli.

Andrea Hauptman, Chair della Task Force on Guarantees, ha riferito sui lavori di rilevazione della prassi sulle garanzie, attività simile a quella svolta a suo tempo sulle operazioni di credito documentario che ha dato vita alla pubblicazione ISBP 745, entrata velocemente nella cultura operativa delle banche di tutto il mondo. Non è mancata a questo proposito qualche voce di dissenso che ha segnalato il breve periodo di tempo di vigenza delle Norme ICC sulle garanzie (URDG) e la conseguente impossibilità di reperire una prassi consolidata, ma le attività di rilevazione, già in pieno svolgimento, per il momento continueranno. Il responsabile del Comitato Legale George Affaki ha infatti precisato che le banche già dispongono di una largamente consolidata prassi in tema di Garanzie Bancarie Internazionali formatasi sotto la vigenza delle due precedenti edizioni delle URDG ed è pertanto di quella lunga esperienza che si vuol far tesoro, perchè anche il mondo delle garanzie goda di una regolamentazione che includa la prassi bancaria in materia.

Buona parte del pomeriggio è stata dedicata all’esame puntuale di dieci casi controversi che nel semestre precedente erano stati sottoposti alla Commissione Bancaria per un suo parere e che erano stati già oggetto di un “giro di tavolo” per e-mail presso tutti i comitati nazionali.
Speciale attenzione è stata dedicata al caso di una dichiarazione doganale di esportazione munita di codice a barre anziché di prescritta firma.
La presenza dell’ Art. 3 delle NUU (che prevede un “metodo elettronico di sottoscrizione”) e quella di una precedente Opinion (che stabilisce che un “bar code” può costituire una forma di firma) ha consentito alla Commissione di dichiarare che, in quel caso, il codice a barre è idoneo a soddisfare la richiesta del credito di un documento firmato.
Quello che si è sottolineato con forza è stato il fatto che la Banca designata, che aveva effettuato la prestazione, già nella trasmissione dei documenti alla banca emittente aveva specificato che nel loro Paese le autorità doganali non apponevano più firme “classiche” ma che il bar code era l’unica modalità valida di sottoscrizione.
Trattasi di una Opinion destinata a fare stato anche per il fatto della dichiarazione di oggettività dell’evento evidenziato dalla Banca designata.

Non si può non segnalare, inoltre, che la Commissione ha preso in esame un caso proposto da una banca italiana confermante che ha onorato un credito contenente condizioni che la Commissione ha confermato essere condizioni non documentarie e quindi prive di effetto secondo NUU Art. 14-h. Le riserve sollevate dalla banca emittente sono state dichiarate nulle.

La Brexit, infine, non poteva mancare in un convegno di banche di 27 paesi. Gli inglesi non hanno eluso il tema. Jeremy Browne, rappresentante della City di Londra presso la UE, non ha avuto esitazione alcuna nell’affermare che la profonda e incolmabile diversità del Regno Unito dalle identità nazionali di ciascun paese dell’ UE è la ragione prima della uscita dalla UE.
Egli ha poi fornito una rassicurazione ed avanzato una richiesta: per effetto dello speciale apparato amministrativo che governa la City di Londra, il centinaio di banche estere che la popolano non si accorgeranno quasi della Brexit; le altre centinaia di banche estere presenti sul suolo inglese sono invitate a continuare a cooperare con le banche inglesi con la stessa immutata fiducia e professionalità perchè da parte inglese non vi è alcuna intenzione di incidere sui flussi di buone relazioni e buoni risultati intessuti con le banche comunitarie.
Che la diversità, dunque, non rovini i buoni affari.

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