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Sostenibilità, climate change. Ne parliamo con l'Avv. Pietro Vernuccio

Le ultime settimane sono state dense di significativi eventi per i profili della sostenibilità, in senso ampio, ed hanno riguardato tutti gli attori che svolgono un ruolo: Governi, Istituzioni, Imprese, ONG, Associazioni e privati cittadini.

Vi sono stati molti segnali talvolta contrastanti, ma credo che un (necessario) ottimismo aiuti a farsi carico in modo proattivo nel proseguire un percorso ormai tracciato, la cui tempistica di realizzazione appare però determinante. Utilizzare la parola transizione, fuori da connotati modaioli, ha un senso soltanto se correlata ad un timing definito; per converso il tutto si trasforma in una cristallizzazione dello status quo fine a sé stesso.

Ma andiamo con un po’ di ordine.

Tre di questi “eventi”, seppur in un ambito applicativo differente, meritano, a mio avviso, un richiamo in quanto costituiranno una linea con cui gli attori prima richiamati dovranno necessariamente fare i conti nelle loro decisioni strategiche e non.

In primo luogo, non si può non iniziare dalla COP (Conference of Parties) 28 di Dubai (cop28.com), conclusasi il 13 dicembre e caratterizzata da un imponente numero di partecipanti (197 Paesi e più di 70.000 accreditati – https://unric.org/it/clima-i-punti-salienti-della-cop28/).

Chi ha seguito i lavori o anche semplicemente l’esito finale, sviluppatosi un po’ a sorpresa, ha potuto registrare posizionamenti decisamente differenti, in realtà, forse, conseguenza delle eterogenee aspettative iniziali (tra i tanti interventi sull’esito della COP 28: AFP, Accordo alla Cop28 su una “transizione” dai combustibili fossili, 13 dicembre, in Internazionale.it; Somini Sengupta, Four takeaways from the COP28 Climate Summit, The New York Times, 13 dicembre; Andrea Barbarella, COP 28: bicchiere mezzo pieno, bicchiere mezzo vuoto – Sole 24 ore 19 dicembre; Patrick Jenkis, Editor’s Digest FT, 14 dicembre; Carl Nasman, The real impact of COP28 on the climate, BBC, Future Earth, 19 dicembre).

D’altronde, se da un lato non vi è dubbio che si sia in presenza di una mediazione, avvenuta all’ultimo secondo, tra posizioni ed interessi non proprio convergenti – ma un mancato accordo avrebbe avuto effetti decisamente peggiori –, dall’altro non si può sottacere il forte impatto emotivo, e non solo, degli interventi finali dei rappresentanti dei Paesi più fortemente coinvolti dal climate change ed in particolare della rappresentante di Samoa nonché dello stesso Simon Stiell – Executive Secretary UNFCCC.

Vedremo quindi come gli “attori” si muoveranno da subito per gli impegni, volontariamente, presi in quanto, come dichiarato dal Presidente COP 28 Dr. Sultan Al Jaber, “An agreement is only as good as its implementation”(cfr. altresì COP 28/Final outcome, ICCItalia.org, 15 dicembre).

La Direttiva Europea sulla Rendicontazione Societaria di Sostenibilità

Altro tema, differente come ambito geografico (europeo), ma anch’esso di particolare significato, attiene agli sviluppi nel recepimento della Direttiva europea 2022/2464 sulla rendicontazione societaria di sostenibilità (Corporate Sustainability Reporting Directive), in uno con i Regolamenti delegati 5303 del 31.7.2023.

Nei considerando del provvedimento si legge come la strategia del “Green Deal” europeo miri a “trasformare l’Unione in un’economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva, che entro il 2050 non avrà emissioni nette di gas a effetto serra” per “una transizione socialmente giusta verso un sistema economico sostenibile”.

Si vede quindi un filo conduttore ormai palese che segna il modus operandi delle istituzioni, formali e non, nella consapevolezza che soltanto un approccio integrato su tutte le tematiche può consentire di perseguire i necessari obiettivi di salvaguardia del nostro Pianeta per una crescita realmente sostenibile per l’ambiente e per le persone.

Non è certo questa la sede per illustrare il contenuto (soggettivo e oggettivo) di tale complessa e articolata normativa, ma nel momento in cui si chiede alle imprese,  rectius si obbligano,  una rendicontazione che tenga conto delle “informazioni necessarie alla comprensione dell’impatto dell’impresa sulle questioni di sostenibilità, nonché informazioni necessarie alla comprensione del modo in cui le questioni di sostenibilità influiscono sull’andamento dell’impresa, sui suoi risultati e sulla sua situazione”, si è già tracciata una strada precisa.

Le grandi imprese italiane, quotate e che operano sul mercato dei capitali, hanno già avuto modo di dare applicazione alla direttiva 2014/95 (recepita con il D.Leg.vo 254/2016), ma sia le integrazioni oggettive che l’estensione dell’ambito soggettivo, seppur cadenzato nei prossimi anni, obbligheranno una platea di imprese molto più ampia a fare i conti con concetti quali doppia materialità, due diligence, catena del valore, mitigazione, principio DNSH (do no significant harm) e a dotarsi di adeguate competenze e governance societaria conseguente.

Vedremo adesso il percorso di recepimento nel nostro Paese della “nuova” direttiva 2022/2464, ma nel merito i margini appaiono in verità molto stretti e lasciano ben poca discrezionalità (cfr. art. 11, disegno legge 1342, Legge di delegazione europea 2022-2023).

Corporate Sustainability Due Diligence: Un Nuovo Approccio Normativo

Last but non least, non possiamo concludere queste brevi riflessioni non richiamando la proposta di Direttiva UE 2022/051 Corporate Sustainability Due Diligence.

A distanza di quasi due anni dalla proposta iniziale, soltanto il 14 dicembre il Consiglio ed il Parlamento hanno raggiunto un accordo provvisorio sui principi (v. Consiglio UE – Comunicato stampa 14 dicembre 2023) e si dovrà adesso trovare un non facile compromesso sul testo. Basta ricordare che le differenze tra le varie istituzioni europee avevano dato luogo ad un documento comparativo di circa 250 pagine con approcci differenti e ciò, di per sé, fa comprendere la rilevanza e le difficoltà.

D’altronde non vi è chi non veda come il passaggio dalla (mera) adesione a convenzioni o linee guida internazionali (si pensi alle UN Guiding Principles on Business and Human Rights o alle OECD Guidelines) all’applicazione di provvedimenti legislativi che impongono azioni e prevedono responsabilità e sanzioni richiede un approccio integrativo aumentandone la complessità.

Definire “gli obblighi delle grandi società relativamente agli impatti negativi effettivi e potenziali sui diritti umani e sull’ambiente per quanto riguarda le loro attività, quelle delle loro filiazioni e quelle svolte dai loro partner commercial” vuol dire incidere in modo significativo sul business delle imprese, sulla loro condotta ed in altre parole sul modo di essere Azienda sostenibile.

Oltrepassare la linea dei formalismi documentali è lo spirito che nella sostanza ispira tale trend.

Le imprese italiane, si vedrà più avanti quale sarà l’ambito soggettivo finale, anche in questo caso, si troveranno avvantaggiate se sapranno muoversi in anticipo con un approccio costruttivo e positivo avendo la possibilità di indirizzare e non subire.

In conclusione, la sfida non è certamente facile (cfr. Laura La Posta, Venti misure approvate o in arrivo: valanga europea sulla sostenibilità, in Sole 24 ore, 29.11.2023; Alessandro De Nicola, Arriva l’anno delle regole, in La Repubblica, 2 gennaio 2024) e la molteplicità dei provvedimenti europei sui temi di sostenibilità non aiuta di certo, ma le imprese ed il sistema Paese riusciranno a risultare vincenti verso una sostenibilità intrinseca solo superando un mero approccio adempitivo ormai datato e facilmente individuabile.

Parafrasando il filosofo Karl R. Popper, che in “Conoscenza oggettiva”, scriveva “…. mirare alla semplicità e alla chiarezza è un dovere morale degli intellettuali” potremmo, sommessamente, dire che le Imprese hanno non soltanto estremo bisogno di avere “regole del gioco” applicabili ma anche, e soprattutto, che i Legislatori si facciano carico nei loro provvedimenti di seguire proprio quei criteri di chiarezza e semplicità quali condizioni fondamentali per accompagnare le Imprese virtuose nei loro percorsi.

Buon lavoro a tutti

Pietro Vernuccio | Avvocato, ESG and compliance expert

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